…….di erbe, uccelli e territorio

Specie ittiche presenti nel Mella fino ad una quarantina di anni fa (1)

L’elenco che segue è incompleto perché basato unicamente sulla memoria dell’articolista. Ed anche i nomi dei pesci sono in alcuni casi dialettali.

Nel Mella erano presenti alcune specie migranti che arrivavano in questa zona all’inizio della primavera per deporre le uova e poi facevano ritorno ai luoghi d’origine. Altre specie stanziali, oggetto di un prossimo articolo, vi rimanevano invece l’intero anno.

Specie migranti:

Savette ( saecc)

In marzo erano i primi a raggiungere la sabbia ed i ghiaioni del Mella partendo dal Po e passando per l’Oglio. Deponevano, stazionavano in zona circa un mese, poi sparivano. Numerosissimi, formavano veri e propri banchi. Si pescavano in quantità notevoli, prevalentemente col bilancino. Il peso medio era di due/tre etti ma potevano raggiungere anche i due chili.

Cavedano (caisi caasì )

In maggio, coi pȕlȕmì dei pioppi, arrivava un’invasione di cavedani. Dopo il periodo riproduttivo, una parte di essi se ne tornava verso i grandi fiumi; ma un buon numero rimaneva qui tutto l’anno: quindi erano semistanziali. Soprattutto in inverno si riusciva a pescarne qualcuno anche di un chilo e mezzo. Della stessa taglia delle savette, corpo tondo allungato, avevano una carne un po’ sciapa e piena di lische. Al contrario, la savetta era di carne dolce e gradevole con fitte lische sottili che venivano però neutralizzate dalla

friggitura (con strutto di maiale).

3 – Lasca söbbia o strett

La lasca, detta anche “striscia” , risaliva il Mella in maggio/giugno. Era un piccolo pesce di circa mezzo etto o poco più. Di carne eccellente, quasi quanto il vairone, migrava in gruppi assai numerosi.. Una volta vidi un pescatore di Pavone che nel bilancino di un metro e mezzo ne trasse fuori dall’acqua più di 50 in un colpo solo. Finito il passo, la loro presenza diveniva molto sporadica e casuale. Fritte erano straordinarie, con poche lische oltre a quella centrale. Preferibilmente dovevano essere saltare in padella subito dopo l’arrivo a casa del pescatore. Già il giorno seguente la carne diventava asciutta e leggermente coriacea. Nelle case non c’erano frigoriferi a prolungarne la freschezza.

4 – barbo Babar

Non sono certo che il barbo ( barber o barbe in dialetto) fosse una specie prevalentemente migratrice però era anch’esso presente in quantità nel Mella, soprattutto vicino alle prismate, cioè dov’erano posti massi di pietrame a difesa degli argini. Questo pesce vi si rifugiava volentieri e non era facile catturarlo. Ricordo di averne visti parecchi finire nel bilancino soprattutto quando l’acqua si intorbidiva. Bellissimo nelle forme, particolare per i suoi lunghi barbigli, veri e propri sensori, poteva raggiungere i due chilogrammi di peso. All’aumentare delle dimensioni e dell’età, acquisiva una colorazione verdastra gradualmente più scura. Ma a tanta bellezza non corrispondeva un uguale pregio delle carni, piuttosto insipide e zeppe di lische. Non so fino a che punto fosse vera la credenza che le sue uova fossero tossiche. Qualcuno diceva che era perché si accoppiava con le bisce d’acqua. So per certo che le uova di savette e cavedani, fritte insieme col pesce, erano squisite.

Bilancino da pesca balansì

Strumento indispensabile per la pesca nel Mella. Consentiva bottini giornalieri, talvolta anche di parecchi chilogrammi. Come si vede nell’illustrazione, si trattava di una rete quadrata solitamente di un metro e mezzo di lato, collegata ad un palo di circa tre/quattro metri mediante una corda. L’attrezzo veniva calato in acqua dove la corrente era meno forte. A tale scopo ogni pescatore si collocava in un’ansa naturale oppure si costruiva una “morta”, cioè uno sbarramento vicino a riva mediante pali e frasche. I pescatori con l’amo a quei tempi venivano considerati “snob”. Gli uomini veri dovevano tirare di bilancino. Muscoli e fortuna. Vedere una rete piena di pesci che sobbalzavano era un colpo di adrenalina. Ed una fortuna per la famiglia del pescatore che di rado mangiava proteine animali.

Avventura, estrema libertà, un paradiso a disposizione ogni giorno. E straordinaria abbondanza di pesce di moltissime specie ora scomparse a causa dell’inquinamento. Gli argini verso sera erano popolati di bilancini, gente che si scambiava battute nel buio, poiché chi lavorava di giorno raggiungeva il fiume al tramonto. Niente automobili, quindi niente pescatori migranti: solo biciclette che arrivavano sulle sponde da Pavone e da Cigole. Ognuno prendeva posto rigorosamente sulla riva del proprio paese. Acqua con odore di acqua, aria col profumo di erba. La solita nostalgia di chi quelle cose le ha vissute. Al contrario, chi è abituato a vederlo com’è ora, stenta a credere alla narrazione di un fiume pulito e pieno di vita. Possibile che il Mella sia stato tutto questo?

Nel prossimo articolo, tempo e covid permettendo, cercheremo di descrivere le specie ittiche stanziali nel Mella, cioè quelle presenti un tempo tutto l’anno. A tutti un Buon Natale anticipato.

O.B.

Categorie: fauna

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