Non vedevo un gheppio da vicino da quando quarant’anni fa mi era volato via Marco ,il falchetto che usavo allora per richiamo per le allodole. Un giorno Marco, che lasciavo in cortile slegato su un palo fidandomi troppo dell’imprinting, per ammazzare la noia prese a inseguire una rondine che gli si era avvicinata troppo e non torno più in dietro. Sabato scorso il signor Angelo Rizzotto capitò a casa mia con un gheppi su un guanto, come un antico falconiere, dicendomi di averlo trovato in mezzo ai rovi vicino al Mella, sporco e fradicio al punto che non sapeva volare. L’aveva lavato e asciugato, ma quell’uccelletto dal portamento regale, grande quanto un piccione, non sembrava più in grado di levarsi da terra. Doveva quindi esserci dell’altro, pensammo. Dopo un visita sommari per appurare che non ci fossero fratture, decidemmo di fare una telefonata al WWF di Brescia . Dal l’altra parte una signora mi chiese “ Lei è un cacciatore?”. “Si” risposi. “Meno male , che per una volta, ne ha salvato uno.” Avrei voluto ad esempio, che anch’io nel mio piccolo ho sempre cercato di fare qualcosa per la natura ma ne sarebbe nata una discussione inutile, da posizioni inconciliabili.
“Allora facciamo in modo che non muoia”. Dissi.
Mi diede appuntamento nella piazza principale di Gussago per un’ora dopo, io ci mandai mio figlio. Sono passati e non so che fine abbia fatto quella femmina di gheppio. Proverò a ritelefonare.
Si trattava di un piccolo rapace, lungo circa 34 centimetri, è un falconiforme elegantissimo, con le macchie scure sul dorso castano, con la testa e il groppone grigi ornata di nero e di bianco.
Nidifica in Europa. Asia e Africa, nelle zone pedemontane ma soprattutto in pianura. Migra per poche mesi dalle terre fredde a quelle temperate. In Italia è come un uccello stazionario. Il Salvi, ornitologo scrive cosi: “ entrando nelle abazie, in quei fortilizi, in quelle ville deserte, semi diroccate si incontrano nei boschi delle nostre maremme, dappertutto si ode la voce stridula dei gheppi hanno preso il posto dei monaci, dei guerrieri e dei coloni.”
Personalmente ricordo di avere visti nidificare negli interstizi e in qualche cavità dei tetti della chiesa di Pralboino, molti anni fa, dalla finestra del castello di fronte , quando ancora si ospitava la scuola media.
Poi i falchi, per molto tempo scoparsi nella bassa, cinque o sei anni fa improvvisamente sono rispuntati dal nulla. Ho contato una coppia di gheppi, quasi sempre insieme, tra la Galia e le Martinenghe; anche qualche poiana, un’albanella macchiettata di bianco, un grosso falcone, probabilmente un astore, spesso posato su un grosso palo della corrente elettrica, sempre in prossimità Galia.
La famiglia dei falchi è molto numerosa: non saprei esattamente quante specie ne fanno parte . Ritornando al gheppio, dirò che si tratta di uno dei più simpatici falconidi nostrani, frequentemente allevato in casa nei tempi passati (ora proibitissimo farlo) essendo un rapace amante della pulizia personale che non ama cattivo odore, a differenza di molti suoi simili. Socievole affezionato al suo padrone, lo nutriva con pezzettini di carne, soprattutto cuore di bovino, insetti e grosse cavallette, piccoli rettili, lucertole, rane, topolini e qualche uccelletto di nido. La sua dieta allo stato naturale è quasi identica e se la procura nel suo modo caratteristico: posato su qualche elevata posizione, esplora la zona circostante e non appena scorge una preda piomba a terra quasi come un sasso, tenendo le ali aderenti al corpo.
Giunto a poca distanza da suolo allarga nuovamente le ali e ghermisce la sua preda a volo radente, poi si alza e la divora volando, oppure dopo essersi posato in un luogo sicuro. Se la femmina intenta alla cova, il maschio di solito l’avverte del buon esito della caccia lanciando un grido acuto e prolungato, di vittoria, assai diverso dal suo richiamo ordinario. Quando è in volo, perlustra il terreno sottostante alla ricerca di cibo frullando con le ali in posizione di stallo: allora lo si vede quasi fermo in aria, nell’atteggiamento definito “spirito santo” poi allarga le ali e scivola in avanti qualche altro metro, quindi si ferma di nuovo. La covata del gheppio contiene da 4 a 6 uova arrotondate, bianche e macchiate di rosso-bruno. Questo falconide dall’aria altera è affezionatissimo alla prole e da prova di grande coraggio nel difenderla contro animali più grandi di lui. Anche contro l’uomo. Quando lo si poteva tenere difficilmente era trattabile da adulto: bisognava prenderlo dal nido ancora piccolo per renderlo domestico: non doveva avere conosciuto la libertà del cielo.
O P